1945-50 immigrazione degli italiani in Australia

AU3.jpgDurante la Seconda Guerra Mondiale, più di 18.000 prigionieri di guerra italiani sono stati inviati ai campi di internamento in  l’Australia.

Se all’inizio l’internato era visto come il “nemico straniero”, dopo il 1942 un gran numero di essi sono stati impiegati in aziende agricole, senza molta sorveglianza.

In quegli anni molti prigionieri hanno lavorato sodo negli allevamenti bovini e nelle fattoria, in modo da ottenere un giudizio positivo da parte dei  datori di lavoro australiani.

Questa circostanza ha contribuito a generare un ambiente più favorevole per la migrazione italiana del secondo dopoguerra.

Dopo il conflitto, l’atteggiamento degli australiani nei confronti italiani gradualmente è iniziato a cambiare con il crescente apprezzamento della loro importanza per lo sviluppo economico.

Allo stesso tempo, l’esperienza bellica ha contribuito a rimuovere gran parte dell’attaccamento politico e sentimentale che in precedenza gli italiani avvertivano verso il loro paese.

Di conseguenza, la fine della guerra, ha incoraggiato la naturalizzazione di molti immigrati catturati come nemici allo scoppio del conflitto mondiale.AU2.jpg

Alla fine del 1947, solo il 21% degli italiani residenti in Australia non era stato ancora naturalizzato.

Molti naturalizzati alla fine del 1940 hanno fatto in modo di fugare i sospetti causati dalla guerra.

BORRIE scrisse nel suo fondamentale lavoro sull’assimilazione degli italiani e tedeschi in Australia: “La naturalizzazione è stato il primo passo verso la loro riabilitazione.”

La guerra aveva rotto anche molti dei collegamenti con l’Italia e  dopo la fine del conflitto era ancora difficile ottenere un passaggio in nave sicuro per ritornare.

Indagini svolte prima della guerra mostrarono che nonostante l’atto di naturalizzazione fosse  un irrevocabile passo e un incentivo a diventare socialmente e culturalmente assimilati, gli italiani avevano conservato molti tratti, in particolare all’interno del cerchio familiare, che mostravano chiaramente il loro non essere ‘australiani’. E naturalizzati o meno, gli italiani non erano ancora stati pienamente accolti dagli  australiani.

Al contrario, dopo l’esperienza di guerra, il governo australiano ha intrapreso il programma ‘Populate or Perish’ (Popolate o morite), volto a incrementare la popolazione per motivi militari ed economici.

Il dibattito in materia di immigrazione del dopoguerra Australia ha assunto nuove dimensioni: la politica ufficiale ha cercato un aumento significativo nel numero e nella diversità degli immigrati e cercato di trovare un posto a chi proveniva da una stanca e lacerata Europa.

La guerra ha creato un cambiamento nei flussi migratori dovuto al  bisogno di trovare una sistemazione a tutti quelli che non potevano tornare al proprio paese per una vasta gamma di motivi.

E’ questo il caso di più di dieci milioni di persone provenienti dall’Europa centrale e nord-orientale, come i polacchi, tedeschi, greci, cechi e slovacchi.

Una tappa importante in questo programma ha avuto inizio con il “Displaced Persons Scheme” nel 1947, che ha attirato oltre 170.000 sfollati verso l’Australia.

MacDonald scrive a questo proposito:
La riserva di sfollati che potevano essere accolti in Australia è stato praticamente esaurito dal 1950. L’Italia è stata il bacino di utenza che ha offerto i candidati più desiderosi e l’Australia avrebbe potuto accoglierli più selettivamente.mappa-australia.jpg

Gli italiani erano meno desiderabili rispetto sia agli europei del Nord e del centro, sia a ciprioti, greci, maltesi non solo perché già numerosi, ma anche perché si era sperato che una grossa percentuale fosse attratta dalle regioni del Nord Italia.

In ogni caso ne furono ammessi in un numero decisamente maggiore rispetto al previsto.

La scarsa industrializzazione, le distruzioni dovute alla guerra e il ritorno dei soldati italiani dai vari fronti generò un surplus di popolazione per cui l’emigrazione era l’unica alternativa alla povertà.

Entro i primi anni 1950, le autorità australiane formalizzarono accordi per la migrazione con i Paesi Bassi (1951), la Germania e l’Austria (1952). Essi hanno inoltre introdotto un sistema di chiamate personali, aperta agli italiani, al fine di consentire alle famiglie separate dalla guerra di potersi riunire (pienamente efficace nel 1952).

La chiamata personale era una garanzia di assistenza agli immigrati e di contatti al loro arrivo in Australia, al fine di aiutarli a valutare tutte le possibilità di occupazione.

A differenza del periodo ante-guerra la maggior parte degli immigrati degli anni 1950 e 1960 è partita prevedendo di stabilirsi permanentemente in Australia.

All’interno di questi due decenni, il numero degli italiani arrivati in Australia è stato così elevato che il loro numero è aumentato di dieci volte.

Anche se non ci sono dati precisi, trattandosi del censimento australiano sui nati-Italiani, il gruppo etnico italiano con i loro figli nati in Australia potrebbe essere avvicino agli 800.000 individui, classificandosi numericamente come il primo non di lingua inglese tra le comunità etniche in Australia.

 

 

1945-50 immigrazione degli italiani in Australiaultima modifica: 2009-04-20T14:06:00+02:00da storia60a
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5 pensieri su “1945-50 immigrazione degli italiani in Australia

  1. s.o.s,,per rintracciare i miei cugini,emigrati negli anni 60,da messina rione camaro san luigi.e non ho avuto piu’ notizie.se potete farmi mettere in contatto o avete ho avete cualche sito per poterli rintracciare.e sono,antonio,santino,mario,di cognome,cicero,se per favore prima di morire ,cio’ 66,anni avrei il piacere di sentirli grazie a tutti di vero cuore un saluto atutti gli italiani

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