1945-50 – eredità di guerra e inizio della ricostruzione

Politica 

Un breve riepilogo della situazione politica alla fine di questo tumultuoso 1945.

A dicembre cade il governo Parri: dopo il ritiro dei ministri di PLI e DC Parri é costretto a dimettersi e il 10 dicembre – DE GASPERI vara il suo primo governo. Ne diventa il Presidente conservando il ministero degli Esteri, e nomina vice PIETRO NENNI, PALMIRO TOGLIATTI alla Giustizia, GRONCHI all’Industria, SCELBA alle Poste ecc.

L’anno si chiude con un accordo stipulato il 6 dicembre tra Confindustria e CGIL, dove vengono deliberati:

1) I minimi salariali dei lavoratori.

2) L’introduzione del cottimo.

3) Il meccanismo della Scala Mobile (contingenza) che regola i salari in rapporto al costo della vita.

La Confindustria ottiene come contropartita lo scioglimento dei consigli di gestione che si erano formati nelle aziende subito dopo la Liberazione. Cioè riprendere in mano le proprie aziende.

Inizia La grande avventura della ricostruzione, e dello sviluppo economico dell’Italia.

 

Ricostruzione   

Quasi tutte le città del Centro Italia e del Nord oltre a Napoli, hanno case, fabbriche e ferrovie danneggiate o distrutte.

La produzione industriale italiana è bassissima: fatta 100 quella del 1938, nel 1942 era scesa a 89, nel 1943 si era abbassata a 69, e in questo 1945 era precipitata a 29.

C’è una diffusa indigenza: la tessera alimentare procura 900 calorie al giorno, chi ha un po’ di soldi fa acquisti al mercato nero, gli altri saltano i pasti. Rientreranno nelle case dopo 20 mesi

i 200.000 partigiani

i circa 500.000 italiani nascosti o fuggiti all’estero;

i 1.360.000 prigionieri images.jpgsparsi nei cinque continenti. Per alcuni il ritorno fu peggiore della prigionia. Nessuno venne festeggiato, sembrarono quasi ingombranti, e spesso vennero accusati quasi con rancore di aver voluto e di essere stati loro i responsabili della guerra.

L’Italia è fisicamente divisa in due. Il 15 ottobre si prova a ricostruire un ponte provvisorio sul Po per far passare qualche treno, ma i numerosissimi traghettatori, lesi nei propri interessi, incendiano le traversine e buttano nel fiume la notte le putrelle montate di giorno.

L’Italia é divisa in due anche nella moneta. Non avendo una normale circolazione monetaria, si ricorre all’emissione dei biglietti angloamericani AMLIRE, viene emessa una grande quantità di denaro che fa galoppare l’inflazione.images 1.jpg Per un bene che si acquistava con una lira nel 1938, nel 1944 ne occorrevano 8,58 e in questo 1945 addirittura 20,6. L’inflazione nel ’43 era al 68%, nel ’44 al 344%, in questo ’45 del 97%

Eppure l’apparato industriale italiano era uscito praticamente illeso dalla guerra con danni che non superavano l’ 8% della capacita’ produttiva totale. Quindi l’ economia italiana aveva energie e competenze tali da poter assolvere da sola ai compiti della ricostruzione, nonostante lo Stato e l’Amministrazione Pubblica siano in totale paralisi.

Inoltre l’ Italia tra il 1948 e il 1952 ricevette dall’ ERP (European Recovery Program) circa 1470 milioni di dollari pari all’ 11% degli stanziamenti di tutto il Piano Marshall.

E non basta, arriveranno gratuitamente macchinari e materie prime e saranno  concessi prestiti a tassi ridotti per l’ acquisto di impianti: fu cosi’ possibile procedere ad un ammodernamento delle attrezzature industriali. Oltretutto buona parte degli aiuti non fu spesa ma tesaurizzata dallo stato come anche fu tesaurizzata la somma ricavata dalla vendita di parte delle merci donate all’ Italia con buona pace degli Americani che si convinsero a cambiare strategia con l’ Italia e sospesero il programma.

 

I (soliti) problemi del Mezzogiorno

Il Mezzogiorno images2.jpgera la parte del paese che piu’ era uscita dissestata dalla guerra. Oltre ai danni provocati dalle operazioni belliche, il sud aveva subito gli effetti di un’inflazione selvaggia prolungatasi per tutto il periodo della separazione dal resto della penisola a causa della forte domanda (dovuta alla presenza delle truppe angloamericane) e la scarsa offerta. Si penso’ allora a tutta una serie di riforme che avrebbero dovuto alleviare i problemi del sud. Nel 1950 fu varata la riforma agraria, meglio nota come Riforma Segni, che porto’ all’ esproprio di 760mila ettari di terra da assegnare a 113mila capofamiglia che avrebbero ripagato allo Stato la terra attraverso il versamento di 30 annualita’. In fase di attuazione pero’ non fu possibile soddisfare tutte le domande e la dimensione degli appezzamenti (6-8 ettari) si rivelo’ insufficiente a garantire alle famiglie un reddito accettabile se non in quelle zone dotate di ottimi sistemi irrigui come il Delta del Po, la Maremma e la Campania. Quindi malgrado gli ingenti costi sostenuti dalle finanze pubbliche per l’ esproprio e le successive spese di trasformazione fondiaria, la riforma agraria si rivelo’ un flop che non assicuro’ un effettivo sviluppo della produttivita’ e dei redditi nelle campagne del sud.

Parallelamente, sempre nel 1950, fu creata la Cassa del Mezzogiorno che doveva essere un’ ente autonomo in grado di garantire la creazione e la messa in opera di strutture e attivita’ economiche nel meridione ma che fini’ per diventare un ente politicizzato e per dipendere strettamente nelle sue scelte dalle alterne direttive delle diverse coalizioni governative.images4.jpg 

Si riteneva che l’ allestimento di infrastrutture pubbliche (strade, ferrovie, centrali elettriche, acquedotti) avrebbe potuto offrire migliori condizioni ambientali per un’ espansione delle attvita’ produttive nelle regioni del sud. Ma piu’ che l’avvio di un processo industriale autoctono i crescenti investimenti in infrastrutture contribuirono alla formazione di un piu’ ampio mercato interno per le imprese del Nord e pertanto favorirono la crescita del reddito e dell’ occupazione nelle zone gia’ sviluppate.

 

1945-50 – eredità di guerra e inizio della ricostruzioneultima modifica: 2009-05-08T12:53:00+02:00da storia60a
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